Dalla crisi alla rinascita: l’incredibile storia del Sangiovese toscano
Nelle terre della campagna Toscana, dove il tempo scorre al ritmo delle stagioni e le colline disegnano orizzonti senza fine, si cela una storia di resilienza, trasformazione e rinascita che ha nel Sangiovese il suo protagonista indiscusso. Questo racconto non è solo la cronaca storica di un vitigno, ma la narrazione di come la capacità di innovare, se affrontata con rispetto, intelligenza e dedizione, possa portare a risultati inaspettati e sorprendenti e (in questo caso) alla creazione di vini che racchiudono l’essenza di territori unici al mondo.
Dalle ceneri della crisi alla rinascita del Brunello
La fine del XIX secolo segnò un periodo buio per la viticoltura italiana, messa a dura prova da malattie devastanti come l’oidio, la fillossera e la peronospora. Tuttavia, proprio in questi momenti di difficoltà, Ferruccio Biondi Santi e altri visionari (come Tito Costanti, Riccardo Paccagnini, Raffaello Padelletti e Ersilia Caetani Lovatelli) decisero di scommettere sul Sangiovese, un vitigno capace di resistere alle avversità e di esprimere al meglio la ricchezza del terroir toscano.
La storia del Sangiovese toscano si intreccia, quindi, inevitabilmente con quella del Brunello di Montalcino, un vino che ha saputo conquistare il palato di intenditori e appassionati su scala globale. Ferruccio Biondi Santi vide nel Sangiovese non solo un vitigno resistente, ma la chiave per ridefinire il concetto stesso di vino di qualità. Sperimentando con passione e intuito, Biondi Santi isolò una variante di Sangiovese, il Sangiovese grosso, dando vita a un vino di straordinaria longevità e complessità: il Brunello.
Ferruccio è considerato considerato un po’ il padre del Brunello di Montalcino, innovò non solo nella scelta del vitigno ma anche nella tecnica di vinificazione, dando vita a un vino che avrebbe conquistato il mondo. Il suo successo non fu immediato, ma la determinazione e la passione per la qualità hanno portato il Brunello a essere riconosciuto come uno dei grandi vini italiani contemporanei.
Il Chianti e la rivoluzione del vino toscano
Parallelamente alla rinascita del Brunello, l’area del Chianti fu teatro di una rivoluzione enologica guidata da figure come il Barone Bettino Ricasoli. Anche in queste terre, la lotta contro le malattie della vite e la ricerca incessante di miglioramento portarono alla definizione di nuovi standard di qualità. Ricasoli, ispirato dalla ricchezza e dalla diversità del territorio toscano, creò una formula per il Chianti che poneva il Sangiovese al centro dell’attenzione, affiancato da vitigni come Canaiolo e Malvasia.
Questi anni di sperimentazione e innovazione segnarono l’inizio di un’era d’oro per il vino toscano. Il Chianti Classico, con la sua identità forte e inconfondibile, divenne un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo mondiale, testimoniando il legame profondo tra il vitigno Sangiovese, il territorio e la cultura enologica toscana.
Il Nobile di Montepulciano: un erede di storia e nobiltà
Non meno significativa è la storia del Nobile di Montepulciano, che affonda le radici in un passato antico quanto quello delle sue terre. Già apprezzato da nobili e papi, il Nobile è stato rivalutato in tempi moderni come simbolo dell’eccellenza vitivinicola toscana. Nella prima metà del XX secolo, figure come Adamo Fanetti non solo riscoprirono l’antica dicitura di questo vino, ma lo proposero come un prodotto di alta qualità che rispecchiasse l’identità e la storia del suo territorio.
Dalle difficoltà all’inizio di una grande storia
La storia del Sangiovese toscano è una testimonianza della resilienza e dell’innovazione che caratterizzano la viticultura della regione. Dall’introduzione delle denominazioni di origine controllata e garantita (DOC e DOCG) alla valorizzazione del territorio attraverso le “Strade del Vino“, queste imprese hanno dimostrato come sia possibile coniugare tradizione e innovazione.
La fama internazionale raggiunta dai vini toscani, testimoniata dal successo di etichette come il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico e il Nobile di Montepulciano, riflette non solo l’eccellenza enologica, ma anche un modello di sviluppo sostenibile che pone al centro la tutela del paesaggio e della biodiversità. Questi vini sono diventati ambasciatori di un approccio alla viticoltura che rispetta la terra e ne celebra le peculiarità, trasformando ogni calice in un viaggio attraverso la storia, la cultura e le tradizione.