Il lato segreto dell’Operation Caesar
È il mese di marzo del 2003, al largo dell’isola di Fedeje in Norvegia viene ritrovato il relitto di un sottomarino della Kriegsmarine inabissatosi ben 58 anni prima. Il sottomarino è l’U-boat 864, affondato dal sommergibile britannico HMS Venturer il 9 febbraio del 1945.
L’affondamento del sottomarino tedesco ne ha causato la rottura in due parti sul fondale del Mare del Nord, rivelando parte del carico segreto di una delle ultime missioni della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. 1857 bombole di mercurio, del peso di 34,5 Kg ciascuna, stipate all’interno di casse di legno. Si tratta della Operation Caesar, che ha tentato di portare progetti tecnici, materiali e componenti, personale qualificato e materie prime in Giappone nel disperato tentativo di rafforzare l’alleato asiatico nella guerra contro gli Stati Uniti.
Quello del mercurio durante la Seconda guerra mondiale è un traffico internazionale che non conosce sosta. In effetti, lo scambio di materie prime tra le potenze dell’Asse (Italia, Germania e Giappone) fa parte dei protocolli segreti allegati al Patto Tripartito, sottoscritto a Berlino il 27 settembre 1940. Le tre forze alleate si impegnano, tra l’altro, a condividere le materie prime necessarie a sostenere lo sforzo bellico e di mercurio uno dei tre alleati ha disperatamente bisogno.
Il Giappone è completamente privo del così detto “argento vivo” che, nel momento in cui la guerra imperversa in tutto il globo, ha uno scopo fondamentale: la produzione del fulminato di mercurio, indispensabile per la realizzazione di detonatori ed esplosivi.
Le miniere europee di mercurio (Almaden, Idrija e le miniere del Monte Amiata) lavorano a pieno regime nonostante le innumerevoli difficoltà nel reperire materie prime per il corretto funzionamento degli impianti (come nafta, carbone, legname…) e nonostante il personale a ranghi ridotti. La miniera di Abbadia San Salvatore, dal canto suo, è stata dichiarata stabilimento ausiliare dello Stato sin dal 13 ottobre del 1940.
Fino al maggio del 1941 il commercio internazionale del mercurio avviene in modo regolare, le bombole vengono inviate in Germania (prevalentemente su rotaia) e poi in Giappone attraverso la celebre linea Transiberiana grazie agli accordi del Patto Ribbentrop – Molotov. Dopo l’invasione tedesca in Russia, tuttavia, le vie di comunicazione si complicano in tutto il mondo. Ecco il motivo per cui si arriverà addirittura ad utilizzare i sottomarini, originariamente pensati come armi d’attacco, alla stregua di grandi mezzi di trasporto in grado di solcare gli oceani rimanendo sotto la superficie dell’acqua. Un vantaggio effimero, presto superato dalla tecnologia del radar e dalla decrittazione di Enigma, la macchina per il linguaggio in codice delle forze armate tedesche.
Intanto la miniera di Abbadia già dal 1943 perde di fatto la propria autonomia. La produzione viene requisita o venduta in modo obbligato alla Germania e al Giappone. Decine di migliaia di bombole di mercurio lasciano l’Italia in questo modo sino al febbraio del 1944, quando lo stabilimento viene letteralmente occupato dalla Wehrmacht.
Tra il 1942 e la fine della Guerra riuscirà ad arrivare in Giappone soltanto una cifra vicina alle 1500 tonnellate di mercurio rispetto al doppio che il Paese del Sol Levante aveva richiesto ai propri alleati. La miniera di Abbadia, invece, nell’arco di tutto il conflitto avrà prodotto all’incirca 110mila tonnellate di mercurio.